Trilogia d’autunno
per il Bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi (1813-2013)
dramma lirico in quattro atti
libretto di Arrigo Boito dalla tragedia Othello di William Shakespeare
musica di Giuseppe Verdi
(Editore Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano)
direttore Nicola Paszkowski
regia e ideazione scenica Cristina Mazzavillani Muti
light design Vincent Longuemare
set design Ezio Antonelli
costumi Alessandro Lai
personaggi e interpreti
Otello Yusif Eyvazov (tenore)
Jago Matias Tosi (baritono
Cassio Giordano Lucà (tenore)
Roderigo David Ferri Durà (tenore)
Lodovico Claudio Levantino (basso)
Montano Carlos García-Ruiz (basso)
Un araldo Ruggiero Popolo (basso)
Desdemona Diana Mian (soprano)
Emilia Antonella Carpenito (mezzosoprano)
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
maestro del coro Corrado Casati
Coro di Voci Bianche Ludus Vocalis
maestro del coro Elisabetta Agostini
“DanzActori” Trilogia d’autunno
Marta Capaccioli, Michael D’Adamio, Francesca De Lorenzi, Carlo Gambaro, Mirko Guerrini,
Alberto Mario Lazzarini, Giorgia Massaro, Michela Minguzzi, Chiara Nicastro, Fabrizio Petrachi
nuovo allestimento
coproduzione Ravenna Festival, Teatro Alighieri Ravenna
Sono ancora lì, sul suo comodino, i drammi di Shakespeare. Vicino alle partiture dei quartetti prediletti: Haydn, Mozart e Beethoven. È nelle stanze di Sant’Agata, dove tutto è rimasto immutato e ancora par di sentire il passo austero di Verdi, che quelle pagine sfogliate chissà quante volte raccontano la profonda affinità che lega i due grandi drammaturghi. E se proprio questi luoghi – la sua villa, poi Roncole e Busseto – catturati nelle immagini scattate dai giovani creativi di VerdiWeb, saranno lo scenario per il Falstaff, nel contrasto di oscurità e luce si scioglierà quello tra la nera pelle di Otello e il pallore dell’innocente Desdemona, così come in bilico tra visione e realtà si consumerà la folle sete di potere di Macbeth. In un’imperdibile trilogia che chiuderà il bicentenario verdiano nel segno di quello “studio d’anima” che è il grande teatro.