Daniel Stabrawa primo violino
Christian Stadelmann secondo violino
Neithard Resa viola
Jan Diesselhorst violoncello
Ludwig van Beethoven
Quartetto in fa minore op. 95 “Serioso”
Quartetto in re maggiore op. 18 n. 3
Quartetto in la minore op. 132
Che da Haydn in poi il quartetto divenga irrinunciabile banco di prova per ogni compositore è cosa nota: "conversazione in musica tra persone di gusto e di intelletto" in cui misurare la maestria raggiunta sperimentando le soluzioni più ardite. Una vocazione tanto nobile, e rischiosa, da indurre lo stesso Beethoven ad attendere molti anni prima di cimentarvisi, per poi farne campo d'azione privilegiato e costante di tutta la sua parabola creativa. Così, dopo una lunga riflessione e la composizione di almeno cinque Trii per violino, viola e violoncello (forma quella ritenuta di minor impegno), si arriva ai sei Quartetti dell'op. 18: il terzo, secondo la cronologia ormai accettata (ed escludendo le primissime prove, non in catalogo), è appunto il primo composto da Beethoven, nel 1798, ma il vigore e l'originalità delle idee, l'ampiezza e l'audacia degli sviluppi ne fanno già un'opera autorevole e, nella vorticosa giga finale smorzata in un incantevole pianissimo, quasi presaga di ambiguità future. Come quelle insite nell'op. 95: l'aggettivo serioso, uno dei pochi annotati dal compositore stesso sul manoscritto, non basta certo a dar conto della tensione quasi insondabile che la partitura emana, della tinta rugginosa che ne avvolge ogni pagina, della penombra amara e drammatica che la pervade. Aprendola, elusivamente, alla ricerca che caratterizzerà l'estremo capitolo quartettistico, di cui fa parte l'op. 132: composto a soddisfare le richieste di uno dei suoi più generosi mecenati, il principe Galitzin di Pietroburgo, dissolve le tradizionali scansioni formali in una anomala proliferazione di movimenti il cui centro di gravità è nel "Canto sacro di ringraziamento", corale "in modo lidico" che trascende ogni consistenza terrena per innalzarsi a mistica, indicibile preghiera. A interpretare i tre capolavori beethoveniani, il Philharmonia Quartet di Berlino: formazione d'eccellenza nella musica da camera, formata dalle prime parti dei celeberrimi Berliner Philharmoniker.