Ravenna Festival

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2005 - martedì 28 giugno, ore 21 - Palazzo Mauro de André

Omaggio a BERIO
NEXTIME ENSEMBLE

direttore Danilo Grassi
voce solista Esti Kenan Ofri

coro di voci bianche della Radio di Budapest
maestro del coro Gabriella Thész

live electronics Tempo Reale - Firenze (Francesco Canavese, Francesco Giomi, Damiano Meacci, Kilian Schwoon)
fonica BH Audio

Edgar Varése
Ionisation per 13 percussionisti

Steve Reich
Sextet per percussioni e tastiere

Luciano Berio
Ofanìm per due cori di bambini, due gruppi strumentali, voce femminile e live electronics

 

Ravenna Festival rende omaggio ad uno dei compositori più rappresentativi ed apprezzati del nostro tempo: Luciano Berio. La sua opera multipolare, la sua curiosità intellettuale, il suo saper interpretare e tradurre in suono il labirinto in cui viviamo sono in grado di comunicare all'ascoltatore il senso di una complessità di pensiero musicale mai disgiunta da un'artigianalità felice e prodiga. Berio è riuscito come pochi altri ad individuare la sintesi tra polarità apparentemente opposte ed inconciliabili: rigore senza compromessi e piacere, razionalità e godimento. La sua opera rappresenta la realizzazione più efficace di quella nozione di "opera aperta" teorizzata da Umberto Eco, uno dei "compagni di strada" - assieme ad Italo Calvino, Bruno Maderna, Edoardo Sanguineti e altri ancora - con cui Berio ha segnato in modo incancellabile gli anni più vivaci e creativamente dirompenti della storia culturale italiana degli ultimi decenni. Musica mai sterilmente cerebrale ma generosa di fisicità, dove segno e gesto sono uniti inscindibilmente, fatta di persone che la generano muovendosi in uno spazio mentale e fisico assieme.
Uno dei capolavori di Berio è indubbiamente Ofanim, su testo ebraico costituito da frammenti tratti dall'Antico Testamento (Libro di Ezechiele e Cantico dei Cantici), e che ci riconduce ad uno dei motivi conduttori di questa edizione di Ravenna Festival: il deserto. «I frammenti drammatici e visionari di Ezechiele, il più poeta, il più personale e il più apocalittico dei profeti, entrano in collisione con i frammenti terreni e sensuali del Cantico. Le visioni di Ezechiele ruotano (Ofanim in ebraico significa sia ruote che modi) in un cielo infuocato, minaccioso ma anche fantasmagorico: pieno di figure in perpetua trasformazione di colori ed elettricità. Le immagini poetiche del Cantico indugiano invece sul volto e sul corpo di un essere umano e desiderato. Il frammento conclusivo (Ezechiele, 19) si muove però in una direzione diversa. L'oggetto di una descrizione, altrettanto angosciata ma meno movimentata e più pensosa, non è più il cielo ma una madre, una madre strappata dalla sua terra e cacciata nel deserto».

 

Categorie:
Concerto
Tags categorie:
musica contemporanea
 
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