Ravenna Festival

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Un mandala per il Festival

Biblioteca Classense, venerdì 6 luglio ore 18 (Cerimonia di inizio)

Il buddhismo insegna che la legge universale delle cose è l’impermanenza: tutto passa, niente è eterno. Per questo ha posto al centro delle proprie cerimonie più intense il rito del mandala di sabbia. Un rito che sarà proposto alla Biblioteca Classense - in un locale recentemente restaurato, con resti di antichi affreschi, ed aperto in questa occasione per la prima volta al pubblico, dai lama tibetani del monastero Drepung Loseling: il 6 luglio (alle 18) con la cerimonia di inizio del ‘Mandala Avalokiteshvara’, ovvero del Buddha della Compassione, espressamente dedicato al Dalai Lama, in occasione del suo 77° compleanno, che cade proprio il 6 luglio. Sarà presente anche Jetsun Pema, da molti anni autorevole ambasciatrice del popolo tibetano nel mondo, assieme al Dalai Lama, di cui è la sorella minore (qualcuno forse la ricorda nel film "Sette anni in Tibet", dove però impersonava la madre del Dalai Lama); parlerà della difficile situazione del suo paese e della diaspora dei tibetani e anche dei Tibetan Children’s Villages, dove sono accolti migliaia di bambini profughi. Durante i ‘Sette giorni in Tibet’ sarà anche proposta (sempre alla Classense, dal 7 all’11 luglio, 9-13 e 14-18, e per la prima volta in Italia) la videoinstallazione ‘Some Questions on The Nature of Your Existence’ di Ritu Sarin e Tenzing Sonam.


Lo psicologo svizzero Carl Gustav Jung, appassionato ‘esploratore’ di mondi interiori (nonché, com'è noto, grande estimatore di Ravenna e dei suoi mosaici), sostiene che il mandala è un archetipo dell'ordine interiore, dell'integrazione psichica e dell'unità del Sé che appare spontaneamente, come naturale compensazione, nei casi di disturbi della personalità e di frammentazione dell'Io. Sempre secondo Jung, nelle loro strutture collettive, i mandala sono immagini antichissime, patrimonio di tutto il genere umano fin dalle epoche preistoriche. Forme mandaliche si trovano nelle pitture più arcaiche, nei sogni di ogni essere umano, nel simbolismo delle culture tradizionali d'Occidente come d'Oriente. Da un punto di vista più formale il mandala (kyilkhor in tibetano e la parola significa ‘cerchio’ o ‘sfera’) è un diagramma con al centro un cerchio e all'esterno quattro aperture o ‘porte’ situate nelle direzioni cardinali. All'interno di questo schema generale si trovano solitamente rappresentati una divinità principale, alla quale il mandala è dedicato, e una serie di personaggi minori e di elementi simbolici collegati a quella particolare figura del pantheon buddhista. Il mandala è in sintesi una rappresentazione visiva dell’universo, ed è utilizzato dai buddhisti come oggetto su cui meditare.  Insomma è un ‘disegno’ delle energie universali, quelle energie che agiscono sia nell’universo fuori di noi (macrocosmo) sia nell’universo dentro di noi (microcosmo). Perciò il  devoto buddhista per mezzo del mandala medita sulla coincidenza fra macrocosmo e microcosmo. Si tratta di una sorta di ‘mappa geografica’ del viaggio interiore.

E quelle immagini meravigliose, create con sabbie colorate, vengono consacrate con un ciclo particolare di cerimonie (che ne segnano l'inizio e la fine), mentre la sua realizzazione si protrae per una settimana impegnando il lavoro 'certosino' (inevitabile il riferimento ai pazienti monaci miniaturisti degli elaboratissimi codici medievali, molti dei quali conservati nello stesso edificio della Classense) di alcuni monaci, come avviene appunto a Ravenna Festival. Così, mercoledì 11 luglio, sempre alle 18, si potrà assistere alla Cerimonia solenne di distruzione del Mandala, dopodichè le sabbie variopinte di questa mistica raffigurazione di significato propiziatorio saranno in parte distribuite al pubblico e in parte disperse nelle acque del mare.

Per conoscere meglio il complesso mondo del buddismo tibetano, avrà anche luogo la proiezione no-stop, dal 7 all’11 luglio, del video ‘Some Questions on The Nature of Your Existence’ di Ritu Sarin e Tenzing Sonam, realizzato nel 2007 su commissione del Thyssen-Bornemisza Art Contemporary di Vienna. L’installazione video esplora il mondo rarefatto di una pratica del buddhismo tibetano: quella del dibattito dottrinale. Imperniato su tre dibattiti sui basilari concetti buddhisti di impermanenza, impossibilità di ogni esistenza indipendente e origine dipendente, il video offre la possibilità di entrare in questa particolarissima pratica dialettica sottolineandone la sua rilevanza per il mondo moderno.

Dal 7 all’11 luglio (anche la domenica) sarà possibile assistere alla creazione del mandala nei seguenti orari: dalle 9 alle 12 e dalle 13 alle 18.
Info. 0544 249244