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Le vie dell'amicizia

Ravenna Festival - 13874 bytes

Il ponte di amicizia questa volta arriva da Damasco

Un ponte di amicizia che non si esaurisce nel clamore del singolo evento, ma che si prolunga nel tempo portando nuove occasioni di scambio: è ciò che sta accadendo con il ponte Ravenna-Damasco - meta delle Vie dell'Amicizia dello scorso Ravenna Festival - che con il concerto dell'Orchestra Sinfonica Nazionale Siriana diretta dal Maestro Missak Baghboudarian, giovedì 11 novembre, ore 21, al Teatro Alighieri di Ravenna (ad ingresso gratuito come nelle loro tradizioni) si arricchisce di un nuovo tassello.

Il concerto nello straordinario anfiteatro romano Bosra, con Riccardo Muti sul podio della Filarmonica della Scala (a cui si unirono, come consuetudine dei viaggi dell'amicizia, alcuni strumentisti dell'orchestra Siriana), aveva coronato un sogno dei siriani: riallacciare contatti con l'Europa ed in particolare con l'Italia, "superpotenza mondiale della cultura" la definizione che ricorreva negli incontri ufficiali. Ma l'obiettivo del Festival era anche un altro, poter offrire loro anche un'opportunità per far conoscere la musica araba in occidente, ed è quello che avverrà con la tournée italiana dell'Orchestra che, organizzata da Ravenna Festival, toccherà anche Livorno, Jesi, l'Aquila e Fermo.

Il programma sarà dedicato a composizioni di autori arabi contemporanei, con quattro brani in prima mondiale, uno di questi dal titolo simbolico "La Siria incontra l'Italia" composto dal giovanissimo Nahel Al Halabi, unica eccezione "L'inverno" vivaldiano che vede comunque l'inserto di un solista di "quanoum", la cetra a 24 corde triple tipica della tradizione musicale araba.

Il concerto sarà preceduto, nel pomeriggio alle ore 18 nella Sala Arcangelo Corelli del Teatro Alighieri, da un incontro di presentazione, con l'esecuzione dal vivo di musiche tradizionali siriane, condotto da Nabil Al Lao (Direttore del Teatro dell'Opera di Damasco) sul tema "Le forme della musica strumentale nella tradizione siriana".


 

Teatro Alighieri
Giovedì 11 novembre ore 21
Orchestra Sinfonica Nazionale Siriana
direttore Missak Baghboudarian


Solhi Al Wadi (1935), Ouverture Araba*

Antonio Vivaldi (1678-1741), Dalle Stagioni "L'Inverno"
Qanoun solo: Firas Sharestan

Dia Succari (1938), "Passione" per orchestra d'archi

Zaid Jabri (1975), Trio per Clarinetto, Cello ed Orchestra*

-

Nahel Al Halabi (1976), La Siria incontra l'Italia*

Shafi' Baddreddin (1972), Concerto per il Nai
Nai solo Muslem Rahhal

Mohamad Abdulkarim (1911-1989), Tango*

Zaid Jabri, Two Songs
soprano solo Talar Dekermenjian

Solhi Al Wadi, Meditazione su un tema di M. Abdel Wahhab

* prima mondiale


NOTE AL PROGRAMMA
Il programma dell'Orchestra Sinfonica Nazionale Siriana include opere di compositori siriani del ventesimo secolo, che rappresentano un ampio ventaglio di linguaggi e stili compositivi differenti. Apre la serata l'Ouverture araba in cui l'autore Soulhi Al Wadi, ex rettore dell'Istituto superiore di musica nonché fondatore e direttore dell'Orchestra per oltre nove anni, vuole rompere lo spirito romantico con l'uso delle dissonanze. Segue una insolita versione dell'Inverno dalle Stagioni di Antonio Vivaldi, in cui il qanoun - la tradizionale cetra siriana - sostituisce il violino solista. La Passione per archi di Dia Succari è ispirata a un muashah, una canzone tradizionale andalusa. Chiude la prima parte del concerto un trio per clarinetto, violoncello e orchestra del giovane compositore Zaid Jabri (1975). Il brano, ispirato ai suoni dell'Oriente, utilizza anche gli intervalli inferiori al semitono tipici della musica di tradizione orientale.


La seconda parte si apre con la prima esecuzione mondiale di La Siria incontra l'Italia, di Nahel Al Halabi; protagonista del brano è il nay, il flauto di canna tipico della musica araba, persiana e turca. Il nay è lo strumento principale anche nel Concerto in un movimento di Shafi' Baddreddin, un giovane siriano che continua gli studi di composizione a Lione. Il brano, che prevede libere improvvisazioni del nay, e in cui compaiono anche le percussioni tradizionali, rappresenta una vera danza della Siria meridionale. Il Tango per buzuk, orchestrato da Juan Karajoli, è uno dei più famosi brani di Mohamad Abdulkarim "il Principe del buzuk": gli archi scandiscono il ritmo del tango, mentre il buzuk varia continuamente il tema del brano. Le Due canzoni di Zaid Jabri intonano altrettanti testi del poeta siriano Adonis. Chiude il concerto un'altra composizione di Soulhi Al Wadi, la Meditazione su un tema di Mohammed Abdel Wahhab inspirata, o meglio meditata, come dice il compositore, sul tema della canzone Vita mia del cantante popolare arabo Mohammad Abdel Wahhab.