Ravenna Festival

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Il libro del Festival

Il libro-catalogo di Ravenna Festival 2011 è un ricco volume che rispecchia fedelmente la natura multidisciplinare della manifestazione e che permette di offrire approfondimenti del tema prescelto ogni anno, che viene così affrontato e sviscerato da molteplici punti di vista. Così il profilo tematico, incentrato com’è noto, sulla Fiaba, viene variamente declinato e si intreccia con un altro tema e allo stesso tempo meta, l’Africa.
L’argomento della fiaba in musica (e non solo) viene affrontato da Gaia Varon (‘700 e ‘800) e Oreste Bossini (il ‘900). È poi la volta di altri due musicologi di vaglia quali Giovanni Carli Ballola, che disquisisce autorevolmente sul “Caso Mercadante”, facendo luce sulla complessa e avventurosa genesi di quei Due Figaro che Riccardo Muti dirigerà al Teatro Alighieri e Lorenzo Arruga che discetta su “Mozart in Africa”, raccontandoci quella “grande gioia” che i sudafricani del Portobello Ensemble riescono a far scaturire dal più enigmatico tra i capolavori del genio salisburghese.
Il capitolo più propriamente ‘africano’ del catalogo si compone di tre brevi saggi scritti appositamente dallo studioso di musica africana Marcello Lorrai che analizza il ‘fenomeno’ Fela Kuti, “The Black President”, figura davvero rivoluzionaria sia musicalmente (fu l’inventore dell’”Afro beat”) che politicamente; dal giornalista Pietro Veronese, da molti anni impegnato a raccontarci un’Africa ‘diversa’ da quella che pensiamo di conoscere, con uno scritto su Nairobi (meta del viaggio delle “Vie dell’Amicizia”) e sui suoi slums, come Kibera, e dalla coppia formata dall’etnomusicologa Cristina Ghirardini e dallo storico Massimo Zaccaria, che indagano sulla figura dei due esploratori ravennati dell’800 Romolo Gessi e Pellegrino Matteucci (Gessi, denominato “il Garibaldi dell’Africa”) fu in prima linea nella lotta contro lo schiavismo.
Dal Garibaldi africano si passa poi, nel 150° dell’Unità d’Italia, al nostro Risorgimento ed ai suoi protagonisti ravennati nello scritto di Antonio Patuelli, instancabile e appassionato studioso di quelle vicende cruciali per la nostra storia nazionale.
Tornando al tema della favola non poteva mancare un riferimento a quella che è uno dei maggiori patrimoni popolari esistenti, ovvero alla “Romagna delle fiabe” di cui ci parla lo scrittore Eraldo Baldini, che è anche antropologo culturale ed etnografo, e che si sofferma su quel fenomeno eclatante che è il “corpus” narrativo - originato dalle figure oggi scomparse dei cosiddetti “folari” - di San Pancrazio di Russi, paese di poco più di duemila anime ma che ha originato una delle più cospicue raccolte di narrativa popolare dell’intera Europa. Cristina Ghirardini poi, ci introduce ad alcune delle figure più rappresentative di quei raccontatori (e raccontatrici) di favole, come Maria Babini, Pietro Camminata, Emma Babini. Il giornalista e studioso di letteratura fantastica e del mistero Nevio Galeati ci guida invece nei meandri della fantasy italiana, che risulta essere di una insospettabile ricchezza e varietà.
Marco Vallora, pressoché unico caso in Italia e non solo, di studioso che si divide equamente tra musica e arti visive, ci regala un prezioso excursus sull’affascinante (ed anche a suo modo inquietante) mondo degli automata.
Anche il ricco apparato iconografico del libro – come il programma del Festival – è profondamente ‘segnato’ dall’opera di Cesare Reggiani che qui abbandona le tecniche più grafiche della sua ricca e fortunata esperienza di illustratore per approdare ad uno stile pittorico surrealista. Sintesi e congiunzione dei due linguaggi – e dei due strumenti informativi – è la copertina con il suo fulesta che ammonisce il pubblico al silenzio e all’ascolto.
A leggere il significato del gesto arpocratico e la ricca simbologia nascosta nei particolari dell’immagine divenuta guida dell’edizione 2011 del festival, contribuisce l’intervento di apertura di Elisabetta Gulli Grigioni grande esperta di iconologia che nel suo “Il bacio della fiaba” ci illustra le corrispondenze simboliche e ci offre un personale lettura filtrata dalle emozioni intellettuali risvegliate dall’opera di Cesare Reggiani. L’inserto centrale è dedicato all’opera pittorica dell’artista faentino, “Un collage mentale di terre, di cieli, di mari, di colossali costruzioni passate al vaglio del minimalismo e di incanti di un momento: l’avvitarsi di una tartaruga nell’acqua, il clangore prodotto dagli aculei di un’istrice, il cielo turchino visto in trasparenza tra i verdi aghi di un pino marittimo, il soffio rosa di un volo di fenicotteri...” Un sogno apertamente inattuale – come scrive Franco Bertoni nel saggio critico – che cancella confini fisici e temporali presentando trasfigurazioni fantastiche e inverosimili che la sua opera ‘pulita’ rende plausibili.
Nell’anno della favola non poteva mancare la contessa ravennate Augusta Rasponi Del Sale (Ravenna, 1864 - 1942), a tutti nota come Gugù. Ad indagarne il lato artistico contribuisce l’approfondito saggio di Antonella Imolesi Pozzi. Lo spunto lo danno l’abecedario, il calendario e le cartoline postali provenienti dalle Raccolte Piancastelli della Biblioteca comunale di Forlì. La conservatrice della Biblioteca Saffi fa un excursus storico artistico sull’editoria per l’infanzia nell’Italia tra fine ‘800 e primi del ‘900 che inquadra perfettamente l’opera della contessina ravennate aperta alle più evoluta e matura esperienza francese e inglese. Ne traccia influenze e poetica, formazione e tecniche non mancando di sottolineare le delicate ragioni sociali e culturali.

Il libro-catalogo di Ravenna Festival è in vendita al punto d’incontro presso il Teatro Alighieri e in tutti i luoghi di spettacolo al prezzo di 30 euro.