Saranno cinque gli appuntamenti domenicali nelle splendide basiliche ravennati con le liturgie del ciclo “In Templo Domini”. Se il titolo Ex tenebris ad lucem è di per sé carico di riferimenti facilmente rintracciabili nella liturgia e riconducibili fondamentalmente alla luce come simbolo di Cristo e alle tenebre intese come il Male ma anche come il mondo senza Cristo, il percorso da noi tracciato vuole uscire da questa facile semplificazione ed evitare il rischio di ridurre ad astratti concetti contrapposti i termini drammatici di un conflitto che cerchiamo invece di cogliere nel vivo delle vicende storiche, dell’esperienza reale, dell’attualità presente. “La notte della Chiesa” propone a San Vitale (13 giugno) la preziosa ricostruzione di una Messa rintracciata da laReverdie in un codice della Cattedrale di Sainte-Anne d’Apt: le tenebre calate su una Chiesa divisa al punto da avere due Papi, non impedirono che la luce della fede continuasse ad esprimere tanta bellezza. Nel secondo appuntamento (20 giugno) Sergio Balestracci con la sua Stagione Armonica presenta un programma di grandi polifonisti espressione di quella nuova creatività che si sviluppò dopo il Concilio di Trento; dopo i secoli bui che avevano portato alla divisione con la Chiesa Riformata, l’alba, appunto, di una nuova luce. Palestrina è certamente il più noto e autorevole interprete della Controriforma: nella basilica di Sant’Agata Maggiore (27 giugno), Dario Tabbia con i sette cantori di Vox Libera, eseguirà la messa per il Natale “O Magnum Mysterium”. La luce è venuta nel mondo e viene attraverso Maria. A lei è dedicata la quarta liturgia a San Vitale (4 luglio) dove i quattro cantori solisti di Cantica Symphonica eseguiranno la messa “Ecce Ancilla Domini” di Guillaume Dufay. A conclusione di questo percorso la grande celebrazione in Duomo (11 luglio) della Missa pro Defunctis di Orlando di Lasso interpretata dalla Schola Gregoriana e dal Coro Polifonico Paer in memoria delle vittime dei recenti terremoti dell’Aquila, di Haiti e della regione del Quinghai, sull’altopiano del Tibet. La luce risplende anche nelle più oscure tenebre della morte…