Martedì 24 giugno al Pala de André (inizio ore 21) Ravenna Festival apre la sua 'sezione danza' con una compagnia di grande prestigio,
The Tokyo Ballet che per l'occasione può vantare la presenza, tra i suoi giovanissimi ballerini, di un'étoile che è già entrata nella storia della danza,
Sylvie Guillem.
D'eccezione è anche il programma,
Hommage à Maurice, una raccolta dei migliori cammei del grande coreografo scomparso nel 2007 tra i quali spiccano lavori nati espressamente per la compagnia giapponese che Béjart riteneva il vero luogo d'incontro tra la cultura orientale e occidentale e un assolo su musica di Bach – La Luna – creato per Luciana Savignano, ma indissolubilmente legato a Sylvie Guillem e al decollo definitivo della sua straordinaria carriera.
Con questo spettacolo, realizzato grazie al contributo di
Coop Adriatica, anche Ravenna Festival vuole rendere omaggio al fondatore dell'indimenticabile Ballet du XXeme Siècle, uno dei grandissimi artisti del nostro tempo che anche nella nostra città ha regalato meravigliose creazioni, colme di forza e poesia: nel 1997 con la sua compagnia Béjart Ballet Lausanne (
Messe pour le temps présent)
; nel 2000 con Sylvie Guillem e Laurent Hilaire (
La Luna,
Racine Cubique e
Episodes); e nel 2004 ancora con Béjart Ballet Lausanne (
Bhakti III,
Adagietto e
L'oiseau de feu).
La serata si apre con le note di Igor' Stravinskij
Le sacre du printemps che lo stesso Béjart presenta come "un inno all'unione tra Uomo e Donna, a livello più istintivo ed essenziale, un balletto dell'unione tra cielo e terra, un balletto della vita e della morte, eterna come la primavera".
Sarà poi la volta dell'assolo che, nel 1983, ha segnato l'incontro tra Maurice Béjart e Sylvie Guillem,
La Luna (musica Johann Sebastian Bach) tratta dal balletto
Eliogabalo, una di quelle perle imperiture che Béjart ha saputo racchiudere nei suoi grandi affreschi ballettistici effimeri che fece affermare al coreografo, con grande modestia, "sono i grandi ballerini a rendere grandi i balletti, a farli migliori di quanto non siano e persino a sopperire alle sue manchevolezze e pigrizie di 'scrittura' coreografica".
Una Luna che Sylvie interpreta – come scrive Elisa Vaccarino nel programma di sala del precedente ravennate – "solitaria, glaciale e tenera, esoterica e sinuosa declina ogni porzione di ogni muscolo in un lago di luce azzurrina: una meditazione nel buio, che occhi umani privilegiati possono ammirare come in un sortilegio iniziatico di cui non si saprebbe cogliere il segreto, senza il tramite di una creatura ultramondana".
Seguirà Bugaku, una coreografia su musica di Toshiro Mayuzumi creata appositamente per il Tokyo Ballet nel 1989, rielaborazione di un balletto che vide eccezionalmente il Béjart Ballet Lausanne e il Tokyo Ballet danzare insieme. Usando ancora le parole del grande coreografo: "Un rituale magico ed erotico nel quale l'energia della danza moderna abbraccia la tradizione. Un uomo, una donna, la danza e un Giappone riscoperto privano il tempo di ogni suo significato e ritrovano la forza dell'eternità".
In chiusura un capolavoro senza tempo, il famosissimo
Boléro di Ravel, che la creatività di Béjart trasforma in qualcosa di nuovo, estrapolando dall'infinito ritmo crescente l'anima orientale.
Pezzi indimenticabili che grazie agli interpreti e al Festival di Ravenna tornano a lievitare in scena con una nuova e fresca linfa emozionale.