Giovedì 3 giugno (inizio ore 21) il Teatro Alighieri ospita un grande coreografo-interprete italiano, la cui fama internazionale è in continua crescita mentre le presenze nei teatri del nostra Paese sono centellinate, come quella dello scorso festival di Rovereto dove ha vinto il premio Danza e Danza come miglior interprete-coreografo con il balletto Double Points: One & Two, lo stesso che vedremo al Festival di Ravenna.
Dopo la spirituale teatralità dell’Ensemble di Micha van Hoecke, la danza-architettura di Artipigri, in attesa delle due serate del Kirov dedicate al balletto classico, gli amanti della danza potranno immergersi nella filosofia dell’interiorità e nelle relazioni spazio-temporali di Emio Greco e Pieter C. Scholten, il regista e drammaturgo olandese con cui creò la compagnia EMIO GRECO/PC nel 1995.
One, il Bolero di Emio Greco, prima parte di Double Points: One & Two, è una straordinaria partitura gestuale e di movimento destinata a un corpo solo (quello filiforme e nervoso dello stesso Greco), che prima accompagna il cauto lievitare delle note nella penombra, esitando, facendo intravedere le braccia guizzanti come fiammelle, poi aggredisce la musica avanzando dal fondo lungo una striscia di luce e infine la penetra, la scolpisce, perché ne viene completamente penetrato, restituendo una tavolozza di impulsi energetici, di febbrili reazioni alla vibrazione sonora che si scaricano nel tremore delle gambe, s’impennano negli scatti della testa.
Il Bolero di Greco risulta agli antipodi della famosa coreografia béjartiana dalla quale trae ispirazione, con un’intenzione musicale diametralmente opposta, che non legge la musica di Ravel ma la compenetra, l’anticipa, l’attende per sparire in essa e ricomparire in una sorta di “corpo a corpo”.
Nella penombra di Double Points: Two, lo sfidante, non è la musica, come in One/Bolero, bensì un corpo diverso, quello della bravissima Bertha Bermudez Pascual, con la quale Greco mostra l’utopia del sincronismo. La danzatrice appare di spalle, la gamba protesa all’infuori e mossa a ripetizione. Nella manovra d’avvicinamento alla presenza femminile, il corpo di Greco aggiunge impulsi dinamici che la luce accentua, rivelando, poco alla volta l’interazione reciproca, il continuo scambio di simmetrie e di centri d’attenzione. Eppure il duetto non racconta “qualcosa”, bensì “come” un evento a due possa accadere: avviandosi, arrestandosi, accelerando e crescendo (il furibondo roteare delle braccia su di un’esplosione di rock), per poi smorzarsi nell’ombra e nella stasi.
Accoppiamento febbricitante ma a distanza (questa è una coppia da terzo millennio e non si tocca, nega la diversità dei sessi indossando tunichette unisex), Two è davvero la premessa di One e forse ancor più raffinata. Ma lo specialissimo One/Bolero resta il brano di maggior impatto come catarsi di un’istintualità consapevole, contemporanea.