Da domenica 26 a martedì 28 giugno nel suggestivo scenario del Chiostri della Biblioteca Classense (inizio ore 21,30) prosegue, in un continuum ideale con le figure di Galla Placidia e Francesca da Rimini in precedenza rappresentate, il progetto "Protagoniste della storia di Ravenna, tra realtà e leggenda", che quest'anno narra le vicende di una figura femminile del periodo romantico, Teresa figlia del conte Gamba, che data in sposa al conte Guiccioli molto più anziano di lei, s'innamora del poeta inglese Lord Byron che soggiorna a Ravenna.
L'intensa relazione amorosa tra Teresa Gamba Guiccioli e Lord George Byron è il soggetto della nuova produzione teatrale di Ravenna Festival Ridono i sassi ancor della città affidata per il terzo anno consecutivo alla penna di Nevio Spadoni, alla regia di Elena Bucci, alle musiche e alla regia del suono di Luigi Ceccarelli che per la musica live si avvale del contributo del violinista Diego Conti. A dare corpo alla giovane contessa ravennate sarà Chiara Muti, complice della scrittura scenica del personaggio, in un'ottica che vede interagire il lavoro di scrittura, drammaturgia e di composizione musicale in un dialogo creativo dal quale scaturisce la visione finale dello spettacolo. Elena Bucci in scena sarà Byron o l'immagine di lui riflessa dalle letture, la sua ombra, il suo sogno o semplicemente un'altra donna, accanto a lei, che l'ascolta. La parte visiva dello spettacolo è affidata alla creatività di Luigi Martinucci, che firma le luci e Ursula Patzak, autrice di scene e costumi.
Lo spettacolo è reso possibile grazie al prezioso contributo dell'Associazione degli Industriali della Provincia di Ravenna.
Il lavoro teatrale prende spunto dalle testimonianze giunte ai nostri giorni, una corrispondenza assidua tra i due amanti, romantiche lettere ingiallite dal tempo custodite insieme a cimeli e feticci in quello scrigno prezioso che è la Biblioteca Classense, a due passi dal teatro delle vicende; Byron scrive a Teresa: "Carissima Teresa... Il mio destino è nelle tue mani e tu sei una donna di diciannove anni, e soltanto da due sei uscita dal convento. Vorrei tantissimo che tu fossi ancora lì, o almeno non vorrei averti incontrata già sposata. Ma ormai è tardi per questi pensieri, io ti amo e tu mi ami, almeno dici così e così ti comporti. Questo comunque mi rende felice. Solo che il mio è più che amore e non riuscirò a smettere di amarti. Pensa a me qualche volta, quando le Alpi e l'Oceano ci divideranno; ma non potranno dividerci se tu non lo vorrai."
Teresa risponde: "My love, come suona bene nella tua lingua! Le Alpi e l'Oceano non ci divideranno, non voglio neppure pensarci. Il mio cuore è già troppo ferito per i miei giovani anni, sto bruciando, bruciando al pensiero che presto bacerò le tue labbra carnose…"
"Trovandomi di fronte ai due protagonisti, ai loro scritti, alle loro immagini, ho scelto di definirlli attraverso le loro contraddizioni", con queste parole Elena Bucci racconta la sua lettura registica che insegue ciò che la storia ha cancellato, riequilibrando i pesi tra queste due personalità d'eccezione, rivalutando la figura di Teresa capace di decidere della sua vita, sottraendola al grigiore e all'oblio.
La ricerca di un nuovo ideale di libertà, la pretesa del diritto alla felicità e la ricerca del piacere di vivere anche attraverso il sapore della sensualità fanno di Teresa la degna anima gemella del grande poeta inglese.
Per la realizzazione della musica dello spettacolo, Luigi Ceccarelli è partito dalla musica dedicata all'opera di Byron, selezionando tra gli innumerevoli lavori dei grandi compositori romantici e del primo Novecento alcuni brani che digitalizzati sono stati rielaborati con l'ausilio di appositi software di editing del suono. Si riconoscono il poema sinfonico Aroldo in Italia per viola concertante e orchestra (1834) di Hector Berlioz, di cui sono utilizzati il quarto tempo e la parte melodica della viola del secondo tempo, suonata dal vivo da Diego Conti; Mazeppa (1854) di Franz Liszt, sia nella versione per pianoforte (quarto degli Studi Trascendentali), che in quella successiva orchestrata dallo stesso Liszt come poema sinfonico; Manfred (1849) di Robert Schumann, pezzo sinfonico scritto per l'omonimo poema drammatico di Byron di cui è però presente solo una breve parte iniziale.