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Gli 'energici' balli alla Filuzzi


Gli ‘energici’ balli alla Filuzzi
Alla Balera dei Giardini grande serata danzante con le tradizione popolari bolognesi. Giovedì 4 luglio, ore 21.30

Il ballo popolare, ormai lo si è visto, ha numerosissime sfaccettature in terre molto vicine fra loro, come appunto l’Emilia e la Romagna. Ed è ancora più vero se si sale nelle prime colline bolognesi per recuperare musiche e tradizioni. Ecco, quindi, che la ‘Balera ai giardini’ prosegue giovedì 4 luglio 2013 alle 21.30 con una serata dedicata al folk dell’area bolognese: dai balli saltati montanari al liscio per un ‘Gran ballo bolognese alla Filuzzi’. Protagonisti i ‘Suonatori della Valle del Savena’, Paolo e Marco Marcheselli (figli del grande Leonildo, il 'Casadei' della Filuzzi) alla chitarra e all’organetto bolognese, i ballerini della ‘Filuzzi’ con Antonio Clemente e Loris Brini, straordinari interpreti della polka chinata. L’appuntamento è reso possibile anche grazie al contributo della Banca Popolare di Ravenna.

Le origini del termine ‘Filuzzi’ non sono certe. Secondo una versione accreditata da appassionati del ‘liscio bolognese’, agli inizi del Novecento si ballava nelle balere dei borghi. E vi potevano accedere solo gli abitanti di quel borgo perché c’era una enorme rivalità fra una località e l'altra. Se qualcuno si permetteva di sconfinare, a volte si veniva addirittura alle mani. C’era però una comitiva di figli di famiglie benestanti che, per il loro comportamento educato e perché ballavano fra di loro senza dare disturbo, erano tollerati. Dal momento che ‘filavano’ da un borgo all'altro, quando li vedeva entrare la gente esclamava: “Arrivano i Filuzzi”. Quando ballavano tra loro la gente diceva che ballavano i Filuzzi, e così in generale presero questo nome i balli della balera di borgo. Un’altra interpretazione fa riferimento ai luoghi dove si ‘andava a veglia’; insomma nelle stalle o negli essiccatoi dove le donne filavano e i vecchi raccontavano le favole ai bambini. E lì i giovani facevano ‘il filo’ alle ragazze che, appunto, stavano imparando a filare. Forse il termine ‘filarino’ viene proprio da lì. Senza dimenticare come in parmigiano e in modenese, ‘filozz’ significa, appunto, ‘veglia’ o ‘trebbio’.

I Suonatori della Valle del Savena sono una formazione attiva dall’inizio degli anni Settanta. I suoi primi componenti, Melchiade Benni al violino, Primo Panzacchi alla fisarmonica cromatica, Bruno Zanella alla chitarra bolognese e Ariodante Minarini al bassotuba, hanno segnato la riscoperta da parte del pubblico urbano dei balli staccati della provincia bolognese ed entusiasmato il pubblico europeo con i loro concerti e i dischi usciti nella collana Albatros. La loro fortuna si è intrecciata con le ricerche condotte sui balli staccati dalla nascente etnomusicologia italiana, in particolare, nella Valle del Savena, dai ricercatori sollecitati dallo studioso Roberto Leydi (a cui è idealmente dedicata la serata), di cui quest’anno ricorrono i dieci anni dalla scomparsa e fra i fondatori, appunto, dell’etnomusicologia italiana contemporanea.

I Suonatori sono depositari di un repertorio di balli la cui elaborazione risale al XVI secolo, e che si è tramandato grazie alle numerose orchestrine attive appunto nella Valle del Savena. La forma di apprendistato tradizionale, basata sull’oralità, si è mantenuta sino a oggi grazie ai componenti che si sono aggiunti a partire dal 1985, in particolare grazie a Placida Staro, che ha trascorso anni importanti della propria formazione musicale a fianco dello stesso Melchiade Benni e ha saputo sollecitare, anche attraverso la propria attività di ricercatrice, la predisposizione di ballerini e suonatori della Valle a conservare e continuare a riproporre il proprio repertorio.

Come le precedenti orchestrine, i Suonatori della Valle del Savena eseguono balli lisci e staccati antichi della tradizione bolognese: dal ruggero alla polka in due stili differenti, tenendo presente le innovazioni delle formazioni ibride nate nel secondo dopoguerra, che accostavano fisarmonica, batteria e strumenti elettrici all’organico da banda o da orchestrina violinistica.

Il liscio urbano bolognese della ‘Filuzzi’ è rappresentato da Marco (all’organetto bolognese) e Paolo Marcheselli (alla chitarra), figli del mitico Leonildo, protagonista della musica da ballo della pianura bolognese dal dopoguerra agli anni Settanta. L’organetto bolognese è legato al nome di Ettore Biagi, costruttore che ha saputo adattare lo strumento per adeguarlo al linguaggio coreutico e musicale locale: proprio perché veniva a sostituirsi al violino, all’organetto era chiesta una maggiore agilità e estensione, rispetto al normale strumento diatonico, per eseguire la linea melodica del ballo; i bassi non erano necessari, dato che l’accompagnamento è interamente affidato alla chitarra. Ai ballerini di liscio filuzziano si alterneranno Antonio Clemente e Loris Brini, interpreti dell’antica, acrobatica e solo maschile polka chinata, nata nell’Ottocento negli ambienti operai di Bologna.

Dunque una serata imperdibile per ammirare i balli staccati (un tempo presenti anche in Romagna ma di cui oggi non rimangono che poche tracce) e il virtuosismo di valzer, polke e mazurke alla Filuzzi, ma anche per ballare insieme il liscio e i balli più semplici della tradizione montanara.

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Ingresso: 5 euro