Un ponte di fratellanza per le vie dell’amicizia attraverso l’arte e la cultura
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
direttore Riccardo Muti
Barbara Frittoli soprano
Sonia Ganassi mezzosoprano
Ferruccio Furlanetto basso
maestro del coro Piero Monti
Giuseppe Verdi
da La forza del destino
Sinfonia
Atto II, scena decima: Guardiano, Melitone e coro “Il santo nome di Dio Signore”
Guardiano, Melitone, Leonora e coro “La Vergine degli Angeli”
da Don Carlo
Atto I, Parte seconda, scena prima: Eboli, Tebaldo e coro “Nei giardin del bello” (Canzone del velo)
Atto III, Parte prima, scena prima: Filippo “Ella giammai m’amò!”
scena sesta: Eboli “O don fatale”
Atto IV, scena prima: Elisabetta “Tu che le vanità”
dai Quattro pezzi sacri
Stabat Mater per coro e orchestra
Te Deum per doppio coro e orchestra
Da quella prima chiamata che nel '97 trascinò il Ravenna Festival sull'altra sponda dell'Adriatico, a Sarajevo, il messaggio di pace e fratellanza che risuona ogni anno attraverso i viaggi dell'Amicizia ne è divenuto segno e momento irrinunciabile: alla ricerca di un dialogo e di una reciproca comprensione (sempre più difficile oggi quanto necessaria) ma anche, inevitabilmente, alla ricerca di se stessi e delle proprie origini. L'entusiasmo e la motivazione della prima volta non sono mai venuti meno: nelle città martoriate dalla guerra (Gerusalemme e Beirut) o ferite dal più cieco terrore (New York), come in quelle a cui Ravenna è legata dal glorioso passato bizantino (Mosca, poi Istanbul e contemporaneamente Erevan, ad inseguire la possibilità di una riconciliazione tra popoli da troppo tempo divisi) o dalla forte identità mediterranea (Il Cairo, Damasco, El Djem).
La meta designata per questo decimo viaggio è il Marocco: il paese che grazie ai più recenti segnali di apertura e di cambiamento sembra incarnare la speranza di un futuro di pace, il paese che attingendo al suo secolare ruolo di "porta verso l'Occidente" sa di poter costituire per l'intero continente africano uno strategico ponte culturale, politico, religioso. È nella magnificenza delle sue città imperiali che il dialogo prende consistenza, come a Meknés, città del sultano Moulay Ismail e sito Unesco Patrimonio dell'Umanità, o nella capitale Rabat, dove tratti inequivocabilmente europei si fondono armonicamente a quelli islamici, dove la modernità non rinuncia agli odori e ai colori del passato.