drammaturgia e regia Eugenio Barba
spazio scenico Jan de Neergaard e Odin Teatret
costumi Jan de Neergaard, Lena Bjerregaard e Odin Teatret
luci Jesper Kongshaug e Fausto Pro
testi Odin Teatret
musiche di Wolfgang Amadeus Mozart
scelte e orchestrate da Raúl Iaiza
con la collaborazione di Frans Winther
in scena
Kai Bredholt (Leporello)
Roberta Carreri (Donna Anna)
Jan Ferslev (Don Ottavio)
Tage Larsen (Commendatore)
Iben Nagel Rasmussen (Zerlina)
Mia Theil Have (una scimmia)
Julia Varley (Donna Elvira)
Torgeir Wethal (Don Giovanni)
Frans Winther (diavolo musicista)
e Gruppo Folk Italiano “alla Casadei”
musicisti
Annada Prasanna Pattanaik banduri - flauto indiano
e Ensemble MidtVest
Peter Kirstein oboe
Ida Lorenzen violino
Charlotte Norholt flauto
Malin Nyström violino
Laura Ponti fagotto
Sanna Ripatti viola
Erik Sandberg corno
Jonathan Slaatto violoncello
Svante Wik clarinetto
produzione Ravenna Festival e Odin Teatret/Nordisk Teaterlaboratorium
L'Odin Teatret di Eugenio Barba è l'unico grande gruppo superstite tra quanti hanno compiuto la rivoluzione teatrale degli anni '60 e '70 (assieme al Living Theatre di Julian Beck e Judith Malina e negli stessi anni in cui esordivano sulle scene off Peter Brook, Carmelo Bene, Bob Wilson, Kantor, Ronconi ecc.). L'Odin, fondato da Barba nel 1964 a Oslo ha mantenuto ancora oggi intatta, dopo oltre quarant'anni di intenso e ininterrotto sodalizio, la forza e la coesione di una immarcescibile rock band. Lo stesso spirito ribelle e visionario di allora, totalmente uncompromised. Barba è dunque il personaggio giusto per rivelarci un Mozart altro da quello che conosciamo o crediamo di conoscere, al di fuori di ogni retorica o accademismo. Nel "Don Giovanni all'Inferno" dove la figura del grande libertino viene riletta non solo attraverso il suo primo creatore letterario Tirso de Molina, al suono delle musiche di Mozart (Don Giovanni e il Requiem), ma anche del Don Juan aux Enfers di Charles Baudelaire.
"L'Odin Teatret si confronta con l'apparente inattualità d'un classico. È un confronto eretico, profondamente rispettoso della tradizione, quindi impegnato a lottare contro di essa. Nel corpo a corpo, valori e disvalori del passato si scuotono la polvere di dosso, con una gioia che ci meraviglia e una ferocia che di nuovo ci inquieta. Don Giovanni non crede all'inferno. Dopo la morte, 'rotoleremo sul fondo del mare, fra pietrame e conchiglie. Ci mangeranno i pesci'. Nell'imminenza dei minuscoli leviatani che li annulleranno, il libertino fuggitivo, il Convitato di pietra, le donne sedotte, il servitore truffato e l'innamorato disilluso si lacerano reciprocamente e lanciano agli spettatori le loro ultime occhiate. Come se ancora ci ri-guardassero."
(E. Barba)