Evento promosso dal Comune di Ravenna nell'ambito della rassegna "Ravenna bella di sera"
Le voci Tuareg del Sahara
con Tartit (Timbuktu - Mali)
Amanou Ag Issa voce e tehardent (strumento a corde)
Walet Zeinabou, Mohamedoune Fadimata, Aboubacrine Ag Mohamed voce
Fadimata Wallett Oumar tindé (percussioni) e voce
Tafa Wallett Alhousseini imzad (violino)
Idwal Ag Mohamed tehardent
Mohamad Issa Ag Oumar chitarra e voce
Mama Wallett Amoumine tindé
in collaborazione con l'Associazione Culturale "Insieme per l'Algeria" e le comunità maghrebine
Gli arabi hanno un detto: "Il deserto non lo si abita: lo si attraversa". Il Sahara fin dal momento della sua incipiente aridità (tra la savane di ottomila anni fa e la sabbia pura dell'epoca di Cristo) è diventato una cesura fisica e culturale tra il Mediterraneo e l'Africa Nera, divenendo una rete carovaniera, un immenso luogo di commercio muto, che rese ricche e potenti le città mediterranee del Nordafrica (Cartagine, Leptis e Sabratha). Le carovane venivano gestite dalle popolazioni berbere, grandi conoscitrici del Sahara nomadico, tra esse gli Zaghawa, i Tubu e i Tuareg. Oggi ciò che rimane di queste tribù orgogliose lotta per la propria sopravvivenza, costantemente sotto la minaccia di catastrofi naturali - prima tra tutte la mancanza d'acqua - e repressioni da parte di regimi autoritari. Il gruppo Tartit (che significa "Unite"), composto da sole donne tutte appartenenti alla stessa famiglia, proviene dal Mali, dalla zona della mitica Timbuktu. Le loro voci suadenti, che possono indurre alla trance, sono accompagnate dal suono di tehardent e imzad - antichi precursori di chitarra e violino - e del tamburo tindé che, in ossequio alla tradizione Tuareg, solo le donne possono suonare. Questo è il vero blues del deserto, malinconico e gioioso allo stesso tempo, pieno di luce e di oscurità, come il cielo del Sahara di notte, che brilla nel buio, un fenomeno unico come l'antica cultura del popolo Tuareg (che chiama se stesso Kel Tamasheq, e che vive sparso in cinque stati africani: Algeria, Libia, Mali, Niger e Burkina Faso). Per i Tuareg la musica non è una professione ma accompagna la vita, dalla nascita, al matrimonio, fino alla morte, e incarna l'identità di un popolo nomade che cerca di vivere in libertà, senza confini e costrizioni di sorta.