Un ponte di fratellanza per le vie dell’amicizia attraverso l’arte e la cultura
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
direttore Riccardo Muti
Alexia Voulgaridou soprano (Margherita)
Keith Ikaia Purdy tenore (Faust)
Ildebrando D’Arcangelo basso (Mefistofele)
maestro del coro Piero Monti
Arrigo Boito
da Mefistofele
Prologo in cielo
Preludio
“Ave Signor degli angeli e dei santi” Coro
“Ave Signor. Perdona se il mio gergo” Mefistofele, Coro
“Fratelli, teniamci per mano” Coro
“Ave Signor degli angeli e dei santi” Coro
Atto I. Il patto
“Dai campi, dai prati che innonda” Faust
“Son lo Spirito che nega” Mefistofele
Atto III. Morte di Margherita
“L’altra notte in fondo al mare” Margherita
“Salvala!” Faust, Mefistofele, Margherita
“Lontano, lontano, lontano” Margherita, Faust
“Sorge il dì!” Mefistofele, Margherita, Faust
“Spunta l’aurora pallida…” Margherita, Faust, Mefistofele, Coro
Atto IV. La notte del Sabba classico
“Forma ideal, purissima” Faust, Elena, Mefistofele, Nerèo, Pantalis, Coro
Epilogo. Morte di Faust
“Giunto sul passo estremo” Faust
“Ecco… la nuova turba” Faust, Mefistofele
“Ave Signor degli angeli e dei santi” Coro, Mefistofele, Faust
I ruoli di Pantalis e Nerèo sono interpretati rispettivamente da Nadia Sturlese e Hiroki Watanabe
Le vie dell’amicizia
Il viaggio è oramai segno irrinunciabile di Ravenna Festival: viaggio che non si risolve nel solo andare, ma che è prima di tutto vocazione al dialogo, e fiducia in una storia antichissima nelle cui pieghe riscoprire le ragioni del – e soprattutto le speranze nel – futuro. Allora, da questa città che è stata cuore del Mediterraneo, ponte tra Oriente e Occidente, punto di incontro fra culture e religioni diverse, si è partiti ad abbracciare città ferite dalla guerra, come Sarajevo, Beirut, Gerusalemme, o colpite dal terrore come New York; poi a ritrovare l’identità bizantina come a Mosca, e a Istanbul insieme a Erevan, nel tentativo di riconciliare popoli da sempre divisi; ancora, lungo il Mediterraneo, al Cairo e a Damasco. Quest’anno la meta designata è la Libia, così legata storicamente al nostro paese – dalle vicende dell’antico Impero Romano alle più tristi del secolo scorso –, così vicina, eppure per tanti anni approdo negato.
Il dialogo musicale del Festival risuonerà nei teatri di Sabratha e Leptis Magna: due delle “magnifiche città d’Africa” che insieme a Oea (l’attuale capitale libica) formavano la Tripolis (dal greco tria e polis, le tre città). Straordinari centri, parte dell’Impero Romano dalla metà del i secolo a.C., conservano nuclei archeologici di straordinario interesse che proprio gli studiosi italiani, ancora oggi presenti con numerose spedizioni, hanno contribuito a riportare alla luce, come appunto per l’imponente Teatro Romano di Sabratha risalente agli anni tra il II e il III sec. d.C. ma ricostruito dall’insabbiamento nel 1935 e quello di Leptis Magna, forse uno dei primi teatri del mondo romano (dell’1 d.C.), con lo scheletro della scena affacciato sullo sfondo del mare nostrum.
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