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2004 - venerdì 18, sabato 19, domenica 20 giugno, ore 20.30 - Teatro Alighieri

I LA GALIGO
di Robert Wilson

Opera di teatro, danza e musica ispirata al Sureq Galigo, un poema epico del Sulawesi del Sud (Indonesia)

regia, scene e progetto luci Robert Wilson
drammaturgia e adattamento del testo Rhoda Grauer
musica e direzione musicale Rahayu Supanggah
coordinamento artistico Restu I Kusumaningrum
costumi Joachim Herzog
co-regia Ann Christin Rommen
luci AJ Weissbard

collaboratore alla scenografia Christophe Martin
design tessuti e assistenti costumisti Yusman Siswandi, Airlangga Komara
maestra di danza Andi Ummu Tunru
assistente alla regia Rama Soeprapto

con attori, danzatori, musicisti indonesiani e maestri di arti marziali
(Sulawesi del Sud, Bali, Java e Sumatra Occidentale)

una produzione di Change Performing Arts
producers: Elisabetta di Mambro e Franco Laera
in collaborazione con il Bali Purnati Center for the Arts
commissionato e coprodotto da Esplanade - Theatres on the Bay Singapore, Lincoln Center Festival New York, Het Muziektheater Amsterdam, Forum Universal de les Cultures Barcelona 2004, Les Nuits de Fourviere, Rhone-France, Ravenna Festival
in collaborazione con Otello/Elsinor Barcelona, Polimnia Paris e Crt Artificio Milano
con il patrocinio del Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica Indonesiana, Ambasciata Italiana di Jakarta, Istituto di Cultura Italiana di Jakarta
In esclusiva per l’Italia

I La Galigo è il poema epico più lungo di cui si abbia notizia – ancora più lungo dell›indiano Mahabharata e secondo forse soltanto al Gilgamesh mesopotamico – composto a Sulawesi, isola vicina d’oceano di Bali, dai Bugis, i pirati dei mari asiatici. C’era più di un elemento per muovere Bob Wilson – il regista texano che negli anni Sessanta ha rivoluzionato il tempo e lo spazio a teatro – alla conquista del Far East e dell’interminabile saga, ora sceneggiata dall’americana Rhoda Grauer.
“I Bugis – dice Wilson – hanno costruito nel 1300 una storia à rebours nelle generazioni incentrata su un amore proibito, quello tra fratello e sorella, ma irresistibile. È la forza della rinuncia a questo amore tra figli di uno stesso dio e su cui pesa la maledizione di tutto l›Olimpo, che mi ha colpito. Sawerigading sarà sempre richiamato dal sorriso divino della sorella We Tenriabeng che però lo allontanerà sempre. È incredibile, forse è lo stesso sorriso che vedo sui visi degli attori (tutti indonesiani, di Giava, Bali, Sumatra, Sulawesi) che ogni volta ringrazio per la serenità che trasmettono e per avermi dato possibilità d’imparare molto, lavorando con loro. Io creo solo la cornice dentro la quale si muove tutta la loro energia e creatività. Si tratta di un’esperienza unica, perché è come scoprire l’Odissea dal vivo, con dei ed eroi veri, tanto è presente la memoria di quelle gesta tra la gente dei villaggi. È un mondo favoloso ma reale: in questa cultura l’universo è una trama di emozioni, allusioni, ricordi. Ogni gesto degli occhi e delle mani dei performer è traduzione concreta – in colori, fruscii, profumi – del mistero, del divino. È sensualità e bellezza. Tutto è magico, tra squarci di batik d’oro e blu, stole a riquadri bianchi, neri e grigi copricapi fiammanti.”

Categorie:
Danza, Opera, Teatro
Tags artisti:
direttore d'orchestra
Tags categorie:
musica contemporanea
Tags altri:
oriente
 
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